Il calcio italiano è in serio pericolo!
Ieri nel corso di una conferenza stampa tenuta dal responsabile dell'AIA (Associazione Italiana Arbitri) Marcello Nicchi sono emerse verità sconcertanti sul mondo arbitrale italiano.
Il presidente dell'associazione ha dichiarato che: sia lui che Rizzoli, vice-presidente e designatore arbitrale, hanno ricevuto plichi di buste contenenti proiettili; un giornalista ha affermato che esiste una guerra in corso contro gli arbitri e che in guerra non si va certo suonando lo zufolo, ma sparando; la FIGC, in piena crisi, ha accumulato un debito di 7,5 milioni di euro per quanto riguarda i rimborsi alla classe arbitrale.
Le tre affermazioni sono gravissime e meritano un'analisi approfondita.
Le minacce giunte in sede AIA evidenziano come il mondo del calcio italiano stia andando alla deriva e, onde evitare di vedere scene come quelle viste in Grecia, con un presidente che è entrato in campo armato per minacciare l'arbitro o come quelle che si vedono nei campi brasiliani, con arbitri che vengono picchiati, bisogna porre un freno a questa situazione.
Tutti, dai dirigenti ai giornalisti in primis, devono darsi una calmata. Ci sono stati dirigenti (ogni riferimento al DS Igli Tare è casuale) che hanno parlato di malafede arbitrale senza essere né deferiti né squalificati. Ci sono giornalisti, oltre a chi ha parlato di guerra, che quotidianamente parlano di malafede, di favori a squadre diverse e a cui viene consentito di esercitare la professione.
E' vero che, in passato, la classe arbitrale è stata investita da più scandali, Calciopoli su tutti, che ne hanno minato la credibilità, ma è altrettanto vero che con le minacce di morte si va oltre la semplice discussione di qualsiasi decisione arbitrale.
Per quanto riguarda i rimborsi essi sono solo una delle tante cazzate fatta da una federazione che, dal 2006 ad oggi, è stata incapace di gestire ogni situazione, finendo per sprofondare nel baratro.
Gli arbitri, che sbagliano tanto, meritano rispetto. Mi ricordo una frase che da bambino i miei allenatori mi ripetevano sempre, ovvero: "Senza arbitro non si gioca". Ciò andrebbe ricordato a chi minaccia, a chi ritiene gli arbitri sempre colpevoli delle sconfitte, a chi ritiene che sia in atto una guerra con gli arbitri. E a loro, che non sono veri tifosi, andrebbe anche ricordato, in correlazione con la frase precedente, che, nel caso in cui l'ipotesi di sciopero si dovesse realizzare, a prenderlo in culo sarebbero i tifosi, quelli veri.
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