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La commozione per Davide non è ipocrisia


Chi parla di Asto, come lo chiamavano in ritiro, racconta di un ragazzo serio, solare, con gli occhi brillanti e con una leadership innata. Un ragazzo adottato prima da Cagliari, poi da Firenze ed infine, dopo la shoccante scomparsa, da tutta l'Italia, anzi, da tutto il mondo del calcio.
La notizia della morte è arrivata fulminea a squarciare una giornata che aveva portato, dopo tanti giorni, un po' sole, un po' di allegria. E' strano pensare che Asto, sempre sorridente e, come detto da lui stesso, amante del mare, se ne sia andato in una giornata in cui la primavera sembrava timidamente affacciarsi alle porte dell'inverno. Porte che questa morte ha deciso di sbarrare, facendo cadere tutta l'Italia calcistica in un gelo difficilmente sopportabile.
A Marassi i tifosi di Genoa e Cagliari, squadre che avrebbero dovuto fronteggiarsi alle 12:30, hanno tributato al Capitano viola un lungo e commuovente applauso. A Firenze i suoi tifosi hanno aspettato il pullman della squadra di rientro da Udine per dimostrare la loro vicinanza ai compagni troppo presto privati del loro Capitano. Tantissime sciarpe, disegni e bandiere appese al Franchi. Ricordi di mamme, papà, nonni, bambini in lacrime per chi aveva deciso che il progetto di Firenze sarebbe stata la sua missione. 
Oltre ai tifosi esistono anche i calciatori. I calciatori, chi aveva giocato con lui o anche contro di lui, si sono subito impuntati per non giocare perché non sarebbe stato giusto giocare in una giornata così e loro, quei calciatori che troppo spesso consideriamo mercenari senza valori, hanno capito prima di tutti che oggi ci si doveva fermare. Sono stati loro i primi a commuoversi, a piangere, perché é stata una notizia così surreale che una qualsiasi esultanza o protesta o prodezza avrebbe perso di significato. Borja Valero e Vecino, con lui fino all'anno scorso, avevano deciso, prima ancora della sacrosanta decisione del CONI, che loro il derby non lo avrebbero giocato.
L'Italia si è stretta in una commozione unica, senza ipocrisia. Una commozione tanto vera quanto magari inaspettata. Inaspettata perché sono stati tantissimi i messaggi e le lacrime di tifosi non viola, toccati dalla tragedia di Asto. Sarà stato forse per quel suo modo così spontaneo di porgersi al pubblico oppure per il semplice fatto che il popolo del calcio vede i propri idoli come immortali e quando accade qualcosa c'è sempre quella sensazione strana di sconforto e tristezza. 
E' vero che muore tanta gente, ma quando muoiono questi highlanders a noi così vicini non si può non rimanere scossi.
Domani il circo, lo show, andrà avanti, perché si deve andare avanti, ma tragedie come quelle di Asto non lasceranno mai indifferenti.
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